IL rito tradizionale ambrosiano

Che cosa è la Liturgia

  • Religione è quella virtù che rende a Dio il debito onore e la debita riverenza.
  • Dalla Religione possono denominarsi individui e Società che ne compiono gli atti.
  • La Società religiosa può essere umana o divina.
  • Società religiosa divinamente fondata è solo la Chiesa di Gesù Cristo.
  • L'onore e la riverenza prestati a Dio, che sono oggetto della Religione, costituiscono il Culto.
  • Il Culto sociale, che la Chiesa rende a Dio per opera dei suoi ministri, è la Liturgia.

Appunto perché sociale, il Culto della Chiesa si tributa a Dio in adunanze o sinassi, alle quali presiede il Vescovo o  un Sacerdote, con un corpo più o meno numeroso di ministri, e vi assiste il popolo, che per mezzo dei ministri autorizzati e in solido con essi, compie i suoi atti di omaggio e sudditanza a Dio.

 

La Liturgia è triplice, come di tre specie sono le sue adunanze:

  • quella del Sacrificio,
  • quella dei Sacramenti e dei Sacramentali,
  • quella dell'Ufficiatura.

Con quest'ultima si rende a Dio la giusta lode, fatta soprattutto di adorazione.

Con la seconda si derivano da Dio alle anime i doni di santificazione.

Con la prima si compie un'offerta che poi si consuma, per riconoscere il supremo dominio di Dio su ogni cosa.

 

Sacrificio unico della Nuova Legge è quello che compì Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, sul patibolo della Croce, offrendo Se Stesso all'Eterno Padre, come Vittima per i peccati degli uomini.

Il Sacrificio permanente della Nuova Legge è la S. Messa, nella quale si commemora e si rinnova in modo incruento il Sacrificio già cruento della Croce.

 

Che cosa è il Rito

La Liturgia nel suo svolgimento si serve di formule, che recita o canta, e di gesti e d'azioni, che ne costituiscono le cerimonie.

 

Le cerimonie e le formule, considerate nel loro complesso e specialmente come sistema, prendono il nome di Rito.

 

Diversi Riti esistono così nella Chiesa Latina come nella Chiesa Orientale; essi costituiscono il vario ornamento che fanno apparire la Chiesa di Cristo quale la Sposa regale, di cui parla il Salmo 44, che è rivestita di multiforme bellezza.

 

Il Rito Romano è il Rito universale della Chiesa d'Occidente; l'Ambrosiano o Milanese è un Rito particolare della stessa Chiesa, che comunemente si dice essere stato fondato da S. Ambrogio, ma che è invece antecedente a lui, e di origine romana, differenziatosi in seguito da quello dell'Eterna Città per non aver adottato alcune riforme introdotte più tardi da questo, per aver subito qualche influsso da parte di altri Riti così della Chiesa Occidentale che dell'Orientale, e finalmente per alcuni sviluppi suoi propri, fra i quali i più decisivi sono da ascriversi a S. Ambrogio.

 

Oggi è osservato dalla quasi generalità delle Parrocchie della Diocesi di Milano, da alcune delle Diocesi di Bergamo e di Novara, e da quelle delle Valli Leventine in Svizzera.

 

Quando nel 1570 il Papa San Pio V pose fine alla eccessiva varietà dei Riti della Chiesa d'Occidente, decretando che non potessero più conservarsi se non quelli che a quell'epoca avessero almeno duecento anni di esistenza, nessun dubbio fu affacciato circa la conservazione del Rito Ambrosiano, in cui favore militava una veneranda immemorabile antichità.

 

La formazione di Cristo in noi

Ma il Rito è accessorio nei confronti della Liturgia. Essa compie invariabilmente in ogni Rito la sua triplice funzione: sacrificale, santificativa e latreutica; essa attua l'educazione religiosa dei suoi membri operando, non già come una semplice pratica formalistica, ma piuttosto come una vita, interessante principalmente lo spirito e derivante a questo impulsi altamente efficaci di bene.

 

Essa, per usare una frase energica di S. Paolo, viene formando in noi il Cristo, comunicandoceNe le idee, gli affetti, i desideri.

 

Vita mistica di Cristo essa stessa nella sua esistenza e nel suo operare, fa vivere anche a noi la vita di Cristo, che ogni anno commemora e riproduce nell'avvicendarsi dei Tempi, delle Solennità, delle celebrazioni, onde è costituito l'Anno del suo Calendario.

 

Dice ben a proposito un valente illustratore della pietà liturgica: «Tutti gli sforzi della Liturgia tendono a sviluppare nelle anime la vita del Cristo. Infatti come Gesù, durante la Sua vita terrena, spandeva sui Suoi discepoli gli splendori del Suo ideale e li conduceva nella via della santità, così lungo il corso dei secoli trascina misticamente i cristiani sui Suoi passi mediante la Liturgia, che continua la Sua preghiera, la Sua catechesi, la Sua azione. Il ciclo cultuale offre alle anime un itinerario e un programma annuale di rinnovamento intellettuale e morale completo. Se esse acconsentono a camminare, di mistero in mistero, con una seria e dolce applicazione sulle tracce del Cristo, la loro docilità sarà ricompensata con un progresso certo e con delle abbondanti effusioni di vita spirituale».

 

La vita di Gesù dunque vien riprodotta nelle Sue diverse fasi mediante i vari periodi, nei quali si divide l'Anno ecclesiastico.

 

Ragioni mistiche

Il misticismo liturgico però raramente ha un'assoluta preponderanza sulle ragioni dogmatiche e storiche nel dar origine a una Festa o a un Ciclo.

 

Tuttavia non si possono negare ragioni di mistero, sia perché talora appare evidentemente che la Chiesa le ha avute presenti nel fissare la natura e le modalità delle sue istituzioni liturgiche; sia perché quando le celebrazioni sono giunte al loro pieno sviluppo si appalesano spesso delle felici combinazioni, che fanno spontaneamente pensare a una trama sapiente ordita dalla Provvidenza per richiamare al nostro spirito reconditi insegnamenti; sia perché ancora ce le scopre la pia ingegnosità di anime chiaroveggenti.

 

Del resto che le ragioni mistiche (dal momento che intendiamo riferirci solo a quelle giuste, a quelle fondate, e non a quelle arbitrarie o stravaganti) possano giovare e giovino a fomento della vera devozione, è cosa da non porsi in dubbio.

 

Sta tuttavia di fatto che la Santa Chiesa è piuttosto restia nel manifestare le ragioni mistiche che l'hanno ispirata nell'istituire i suoi Riti; mentre lascia piena libertà a ognuno di edificarsi per quei sensi arcani che si credessero vedere adombrati negli atti e nelle cerimonie del suo Culto ufficiale.

Certo, che di anime vigilanti è desiderosa la Liturgia, e che a queste, le quali sanno tenere accesa continuamente la lampada e spiare in attesa amorosa le vie per le quali il Signore viene, essa serba anche quaggiù gioie e delizie di cielo.

 

La Santa Messa

Dottrinale della Santa Messa

«Gesù Cristo istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, prima della Sua Passione, quando consacrò il pane e il vino, e li distribuì agli Apostoli come Corpo e Sangue Suo, comandando poi ad essi che facessero altrettanto in Sua memoria.

 

Gesù Cristo istituì l'Eucaristia perché: 1° sia nella Messa il Sacrificio permanente del Nuovo testamento; 2° sia nella Santa Comunione il cibo delle anime, a perpetuo ricordo del Suo amore e della Sua Passione e Morte.

 

Il Sacrificio è la pubblica offerta a Dio di una cosa, che si distrugge, per professare che Egli è il Creatore e Padrone supremo, al Quale tutto è interamente dovuto.

 

La Santa Messa è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, Che sotto le specie del pane e del vino, Si offre dal Sacerdote a Dio sull'altare, in memoria e rinnovazione del Sacrificio della Croce.

 

Il Sacrificio della Messa è il Sacrificio Stesso della Croce; solo c'è differenza nel modo di compierlo.

 

La differenza tra il Sacrificio della Croce e quello della Messa sta in questo: che sulla Croce Gesù Cristo Si è offerto da Solo senza ministero di nessuno, nella Santa Messa Si offre anche col ministero del Sacerdote. Inoltre sulla Croce Gesù Cristo patì, versò il Suo Sangue e morì veramente; nella Santa Messa non patisce, non versa il Suo Sangue, e la Sua Morte è mistica e apparente.

 

La Messa si offre a Dio: 1° per renderGli il culto supremo di latria, o di adorazione; 2° per ringraziarLo dei Suoi benefici; 3° per placarLo e darGli soddisfazione dei nostri peccati; 4° per ottener grazie, a vantaggio dei fedeli vivi e defunti.

 

La Messa non si offre ai Santi, ma a Dio Solo; anche quando si celebra in onore dei Santi, il Sacrificio spetta al Creatore e Padrone supremo.

 

Materia dell'Eucaristia è il pane di frumento e il vino di uva.

 

L'ostia prima della consacrazione è pane.

 

Nel calice prima della consacrazione si contiene vino con alcune gocce di acqua.

 

Il pane e il vino diventano Corpo e Sangue di Gesù Cristo al momento della consacrazione. Dopo la consacrazione, l'Ostia è il vero Corpo del nostro Signor Gesù Cristo, sotto le apparenze del pane; nel Calice c'è il vero Sangue del Signor nostro Gesù Cristo sotto le apparenze del vino.

 

Non c'è più pane né vino, ma ne restano solamente le specie o apparenze, senza la sostanza.

 

Sotto le apparenze del pane C'è tutto Gesù Cristo, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; e così sotto quelle del vino.

 

Quando si rompe l'Ostia non si rompe il Corpo di Gesù Cristo, ma solamente la specie del pane, e il Corpo rimane intero in ciascuna parte.

 

Il modo più conveniente di assistere alla Messa è: 1° offrirla a Dio in unione col Sacerdote, ricordando la Passione e la Morte di nostro Signore Gesù Cristo; 2° fare la Santa Comunione, poiché Questa è l'unione reale alla Vittima immolata, ed è perciò la maggiore partecipazione al Santo Sacrificio». (Dal Catechismo di San Pio X).

 

Il nome di «Messa»

La Santa Messa ebbe nell'antichità vari nomi: si chiamò «frazione del pane», «azione», «liturgia», «sinassi eucaristica», «oblazione», ecc. Oggi si chiama comunemente «Santo Sacrificio», «Santa Messa». Quest'ultimo nome, deriva dal latino «missio», che vuol dire «rinvio», «commiato»: pare dipenda dal fatto che in antico al Santo Sacrificio, nella sua parte sostanziale, non assistevano che i Fedeli, mentre i Catecumeni, ossia gli aspiranti al Battesimo, ne venivano licenziati.

 

Questi invero assistevano alla prima parte soltanto, detta più tardi Messa dei Catecumeni; la loro «dimissione» coincideva coll'inizio del sacrificio vero, per cui fu facile l'estensione del nome a tutta l'azione che alla dimissione (missa) teneva subito dietro.

 

Le parti della Santa Messa

La Santa Messa consiste soprattutto nella Consacrazione e nella Comunione, che si trovano nella sua stessa origine. Infatti quando Gesù Cristo l'istituì: prese il pane e il vino, e li transustanziò, cioè mutò la loro sostanza nel Suo sacratissimo Corpo e nel Suo preziosissimo Sangue (Consacrazione); poi distribuì il Suo Corpo e il Suo Sangue agli Apostoli perché Ne mangiassero e Ne bevessero (Comunione).

 

Ma fin dai primissimi tempi, a queste due parti essenziali, i cristiani ne aggiunsero una terza: l'Offertorio, consistente in una duplice presentazione: quella che fa il popolo offrendo ai Sacerdoti la materia del Santo Sacrificio, e quella che fa il sacerdote offrendo a Dio il pane e il vino destinati alla Consacrazione.

 

Offertorio, Consacrazione, Comunione formano le parti essenziali della Santa Messa, che è chiamata Messa dei Fedeli, in contrapposizione all'altra, accessoria e secondaria, che già sappiamo essere chiamata Messa dei Catecumeni, fatta di inni, preghiere, letture dei Libri sacri, e omelia o spiegazione dei brani letti che preparano alla Messa dei Fedeli.

 

Prima della Messa dei Catecumeni oggi c'è l'introduzione, che consiste nella confessione dei peccati (Confiteor) fatta ai piedi dell'Altare.

 

Dopo la Comunione, si aggiunge la conclusione, cioè l'orazione di ringraziamento, la benedizione e l'ultimo Vangelo. Queste due parti sono esse pure secondarie.

 

Ma eccole raccolte tutte nel seguente schema:

 

Preliminari

  • Preghiere ai piedi dell'Altare

Messa dei Catecumeni

  • Ingressa
  • Gloria in excelsis
  • I Orazione: sopra il popolo
  • Lezione e Salmello
  • Epistola e Versetto alleluiatico
  • Vangelo e Antifona dopo il Vangelo, oppure Canto

Messa dei Fedeli

Offertorio

  • II Orazione: sopra la sindone
  • Offerta e Offertorio
  • Credo
  • III Orazione: sopra l'Offerta

Azione

  • Prefazio. Sanctus
  • Memoria dei vivi e dei Santi
  • Lavanda delle mani
  • Consacrazione
  • Memoria dei morti e dei Santi
  • Frazione e Confrattorio

Comunione

  • Pater noster
  • Comunione
  • Transitorio
  • Purificazione

Ringraziamento

  • IV Orazione: dopo la Comunione
  • Benedizione
  • Ultimo Vangelo

Suppellettile per la Santa Messa

L'Altare e il suo arredamento

L'Altare è derivato dalla mensa sulla quale Gesù Cristo ha istituito il Sacrificio eucaristico. Più tardi i cristiani amarono raccogliersi a celebrare i santi misteri sulle tombe dei Martiri: ne venne quindi l'uso di inserire in ogni altare qualche loro Reliquia.

 

L'Altare viene coperto, sulla parte consacrata, dal Crismale, e da tre tovaglie di lino o canape, che devono essere benedette; di queste la superiore deve scendere dai lati fino a terra. Esse rendono più degno l'altare, e sono simboli della sacra sindone e del sudario, nel quale fu ravvolto il santo corpo di Gesù morto.

 

Fuori del tempo delle sacre funzioni l'altare si ricopre col copritovaglia, che può essere di colore rosso o verde, ma intenso o di altro colore suboscuro.

 

Sul davanti dell'altare si suole mettere il palliotto, che deve seguire il colore della liturgia: è derivato dai drappi coi quali si rivestiva anticamente l'altare.

 

Sopra l'altare deve essere sospeso il baldacchino o capocielo: tiene il posto dell'antico ciborio o tempietto che copriva l'Altare, a significare la santità del luogo.

 

Dietro viene steso il padiglione, che deriva dai veli che circondavano il ciborio, e serviva questo come il conopeo serve a coprire il santo Tabernacolo. Il padiglione segue i colori del tempo; il conopeo invece è abitualmente rosso; in Avvento e in Quaresima può essere morello.

 

Nel mezzo dell'Altare, al posto più alto si pone la croce col crocifisso, che deve essere ben visibile; e ricorda come sull'altare si rinnova il sacrificio della Croce.

 

Ai lati della croce stanno i candelieri con le candele. Per le messe private se ne accendono due; per le messe cantate e solenni e nelle Domeniche semplici, Ottave e feste ordinarie dei Santi, sene accendono quattro; sei per le feste di prima e di seconda classe. Le candele furono usate fin dai primi tempi, e per illuminare, e per onorare Reliquie, immagini, persone sacre.

 

Ornamento solenne dell'Altare sono le Reliquie dei Santi, o statue, busti, ecc, che li rappresentano.

 

Pure i fiori si possono usare per ornamento festoso dell'Altare, ma devono essere freschi, non artificiali, e posti fra i candelieri, non mai sulla mensa. Durante la Messa si collocano altresì sull'Altare il leggio per reggere il messale e le cartegloria o tabelle con le parole con segatori e quelle dell'ultimo Vangelo.

 

Vasi sacri

Il Calice, é il più importante: è di metallo, con la coppa d'argento interamente dorata: deve essere consacrato dal Vescovo.

Annessa al calice v'è la patena che ha la forma di un piccolo piatto tondo, su di cui si depone l'Ostia; dev'essere della medesima materia del Calice, o almeno di metallo dorato.

La Pisside serve per contenere le Ostie che serviranno alla Comunione dei fedeli.

L'Ostensorio, che da noi persevera nella forma più antica di tempietto, si adopera per l'esposizione eucaristica.

 

All'Altare e il calice viene potato con annesso:

  • il purificatoio: una pezzuola di lino che serve alla purificazione del Calice dopo la consumazione, ad asciugare le dita e le labbra del Sacerdote;
  • la palla o animetta: un quadratello di tela, che serve a coprire la patena o il calice;
  • il corporale: un quadrato di lino più grande che si stende sopra le tovaglie e sotto il Calice. Poiché vi si depone l'Ostia consacrata, per ciò ha il nome di corporale. Questo viene portato all'Altare nella
  • borsa, che è del colore della stoffa della pianeta; così pure
  • il velo, che copre il Calice e la patena, è del colore della stoffa della pianeta.

Vesti liturgiche

Il Sacerdote che deve celebrare indossa i seguenti indumenti:

Dapprima il camice o alba: ampia veste bianca di lino, che scende fino ai piedi. È simbolo della grazia e santità.

 

Il cingolo, che stringe ai fianchi il camice. È simbolo della professione cristiana e della mortificazione dei sensi.

 

L'amitto è una pezzuola di lino che circonda il collo e ricopre le spalle, e vien legato con fettucce sotto le ascelle. Serviva in antico per raccogliere intorno al busto l'ampiezza del camice, o anche come cappuccio, per cui è chiamato elmo di salute.

 

Il manipolo è una striscia del colore della pianeta, che si porta appeso al braccio sinistro. Viene dall'antica mappula imperiale, usata per dar il segno d'inizio ai giochi del circo, e che la Liturgia adottò a simbolo del regale sacerdozio cristiano.

 

La stola invece è una striscia più lunga, della medesima stoffa, che il Sacerdote pone intorno al collo, e incrocia davanti al petto, affrancandola nel cingolo. Essa significa le redini che la santità deve porre alla mente e al cuore.

 

La pianeta è l'abito proprio della Messa: è fatta a modo di scapolare, scendente avanti al petto e dietro le spalle: nella parte posteriore porta segnate con bordi una colonna, e nell'anteriore una croce. Simbolo del giogo soave di Gesù Cristo.

 

Per le Messe cantate e solenni il Sacerdote e i Ministri usano anche il cappino, che in origine era una striscia che si applicava al lato superiore dell'amitto. Esso ha il colore dei detti paramenti, oltre alcuni fregi e tre croci. Si mette a titolo di distinzione e di solennità, non mai però quando non si usa l'amitto.

 

Sono pure usati gli aurifregi, ornamenti che si pongono ai polsi del camice e alla base anteriore e posteriore del camice stesso e sono detti così perché sono intessuti di fregi d'oro.

 

Il Diacono poi veste la dalmatica, che in origine era un abito civile, detto così perché proveniente dalla Dalmazia. Introdotto a Roma nell'uso liturgico, fu dapprima privilegio del Papa e dei suoi Diaconi, concesso poi ad altri dignitari e in seguito a tutti i Diaconi. Per la forma, ora è perfettamente uguale, un tempo era più corta della tunicella e colle maniche più larghe: era spesso ornata davanti e di dietro dai clavi, ossia da due strisce verticali color porpora. Ora è dello stesso colore della pianeta.

 

Nelle funzioni che la richiedono, il Diacono porta anche la stola pendente dalla spalla sinistra che nel Rito ambrosiano si mette sopra la dalmatica, a differenza del romano che la fa portare al di sotto.

 

Il Suddiacono invece porta la tunicella che, come indica il nome, anticamente era una tunica, ed era anche chiamata linea, o alba, per indicare che era di lino e di color bianco. Come distinzione alcuni Ecclesiastici privilegiati la portavano di seta e con ornamenti speciali. Era differente dalla dalmatica, e solo in tempi a noi vicini si cominciò a farla uguale ad essa. Per il colore ora segue quello degli altri paramenti.

 

Colore dei paramenti

Non sempre si usa lo stesso colore. La Chiesa varia per accordare il colore o con la natura del Mistero o colla qualifica del Santo che si commemorano. I colori liturgici sono cinque: bianco, rosso, verde, morello, nero.

 

Il bianco, simbolo di purezza, si usa nelle solennità di nostro Signore, nelle feste della Beata Vergine, degli Angeli, per la Natività di San Giovanni Battista, per le feste di Tutti i Santi, nella VI Domenica di Avvento, nella festa di San Giovanni Evangelista, delle due Cattedre di San Pietro, della Conversione di San Paolo, per l'Elevazione dei Corpi dei Santi Ambrogio, Protaso e Gervaso, nonché nelle feste dei Santi Pontefici, o Sacerdoti, o Confessori semplici, ma che non siano Abati, o delle Sante Vergini, che non siano Martiri, e finalmente per la Dedicazione di una Chiesa e suo anniversario.

 

Il rosso, colore del sangue e simbolo dell'amore, è usato per il Sacramento della Santissima Eucaristia, inoltre è prescritto per la festa della Circoncisione, per il Sabato in Traditione Symboli e per la Settimana Santa, per le feste di Pentecoste, Corpus Domini e Sacro Cuore, della Santa Croce, degli Apostoli (eccetto quanto detto sopra) e dei Martiri. Si usa ancora in tutte le Domeniche e Ferie dopo Pentecoste (ad eccezione della Santissima Trinità), fino alla Domenica seconda di ottobre compresa.

 

Il verde, colore della speranza, è prescritto nelle Domeniche e Ferie da dopo l'Epifania fino alla Settuagesima; dalla Domenica in Albis depositis fino alla vigilia di Pentecoste (però non nella Messa di questo giorno che è in rosso); dalla Domenica della Dedicazione all'Avvento, entrambe escluse. Si usa anche per le feste dei Santi Abati che non furono Sacerdoti.

 

Il morello è il colore della penitenza, quindi si usa nelle Domeniche e Ferie di Avvento, di Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima, nelle Domeniche dalla prima di Quaresima a quella delle Palme, esclusa, nelle vigilie dei Santi e nelle Feste delle Sante Matrone.

 

Il nero, segno di lutto e di penitenza più rigorosa, si usa nelle Messe da morto e in quelle delle Ferie di Quaresima e delle Litanie triduane.

 

Altri arredi

Il Messale è il libro che usa il Sacerdote nella celebrazione della Santa Messa. Contiene:

  1. l'Ordinario della Messa, cioè quella parte della Messa che non cambia mai: per es., le Orazioni dell'offerta, la Consacrazione, il Pater Noster, le Orazioni della Comunione;
  2. le parti proprie, cioè quelle parti della Messa che cambiano a seconda della Festività che si celebra: per es., le quattro Orazioni, le Antifone, le Letture, ecc.

Le ampolline o orcioli sono vasi di vetro che contengono l'acqua e il vino necessari al Santo Sacrificio. Si usano anche per la lavanda delle mani, al quale uso però è destinata specialmente la brocca nelle Messe in canto e solenni. Tanto alle ampolline come alla brocca si accompagnano un bacile e un manutergio o asciugamano; questo si usa dal Sacerdote per asciugarsi dopo la lavanda.

 

Il campanello lo si suona al Sanctus e all'Elevazione, sia delle Messe private come di quelle in canto, per attirare l'attenzione dei fedeli al punto principalissimo della Santa Messa, per animarli a una santa devozione, e anche a una composta letizia, per eccitarli a fare un atto di fede nella presenza di Gesù sacramentato, infine per unirsi al cantico e all'adorazione fatta dagli Angeli.

 

Avvertenze per la Messa dialogata

  • Perché la Santa Messa dialogata riesca di edificazione è necessario che si reciti all'unisono, con voce moderata e con espressione, badando alla punteggiatura e facendo le pause segnate con le lineette.
  • La crocetta + indica quando si deve fare il segno di Croce da tutti; la crocetta + quei segni di Croce che fa il solo Sacerdote, o i Ministri ai quali in particolare sono dirette le benedizioni.
  • Si recitano da tutti, a voce chiara, le risposte segnate per i Ministri.
  • Si possono recitare, a voce chiara, col Celebrante, il Gloria, il Credo, il Sanctus, e l'Agnus Dei.
  • Le altre parti, compreso il Pater Noster, devono essere seguite da ciascuno in silenzio.
  • Chi dirige potrà talora utilmente leggere o riferire in sunto le parti proprie della Santa Messa tradotte in italiano.
  • Occorre però evitare che la lettura di dette parti sia concitata, tale da ingenerare piuttosto distrazione che raccoglimento, piuttosto confusione che intelligenza dell'azione sacra.
  • Quando non può stare comodamente insieme alla recitazione del Sacerdote, è meglio sia riservata alla lettura privata.